Gioco d’azzardo e Trauma

Il gioco d’azzardo patologico rientra (in seguito a riclassificazione nel DSM5) nell’area delle dipendenze (addictions), ciò in virtù della similarità esistente con le dipendenze da alcol e altre sostanze d’abuso. Ferme restando le specificità del problema, questo orienta nel prendere in considerazione recenti ricerche e modelli di intervento che abbiano portato in questo ambito spunti di innovazione.

Sta emergendo, per esempio, in maniera sempre più evidente la forte relazione tra dipendenza e memoria, sia per quanto riguarda la componente specifica del craving sia per quanto riguarda quella traumatica del disturbo.

Rispetto a quest’ultima bisogna considerare che essa si declina in tre forme:

-trauma legato all’uso e alle sue conseguenze
-trauma legato ad eventi singoli ma potenti (abusi, catastrofi, incidenti ecc) vissuti dalla persona precedentemente all’inizio della problematica (“T” maiuscola)
-trauma relazionale (“t” minuscola)

Dipendenza e trauma

Ha senso non solo tenere in considerazione che la memoria è un aspetto fondamentale del funzionamento mentale ma che modalità patologiche di memorizzazione e richiamo mnemonico sono alla base di numerosi disturbi mentali, tra i quali il disturbo postraumatico da stress (PTSD) e la dipendenza.
La comorbilità tra PTSD e dipendenze costituisce un problema sanitario importante, sia per la frequenza di questa associazione comorbile, sia per il peggioramento del decorso e della prognosi che tale associazione comporta. (M. Cibin, C. Chiamulera 2013).
Svariate ricerche lo confermano. Reisman M. (2016) per esempio evidenzia come il 75% dei veterani della guerra del Vietnam ha avuto problemi di dipendenza da alcool. Gli studi di Zweben ed Yeary et al. (2006) e Cox (2007), mostrano che la comorbilità della dipendenza con la presenza di traumi, anche di piccola entità se non risolti possono comunque causare un disturbo rilevante. Anche i lavori di Thornton (2003), mettono in risalto la comorbilità tra dipendenza da alcol e PTSD riportando che i pazienti con PTSD hanno una dipendenza da alcool nel corso della vita 2/3 volte maggiore rispetto alla popolazione generale, mentre gli adolescenti ricoverati per alcool hanno una probabilità 5 volte maggiore di ricevere una co-diagnosi per il disturbo post traumatico da stress.
Donald (2009) evidenzia l’elevata comorbilità tra PTSD e SUD (Substance Use Disorder) facendo notare che generalmente i soggetti affetti da dipendenze sono in realtà trattati solo per tali comportamenti e che raramente seguono terapie anche per il PTSD.
Esistono anche studi con impostazione neuropsicologica che suggeriscono come trauma e stress possano produrre cambiamenti nel cervello ponendo il soggetto a rischio per futuri comportamenti di dipendenza da sostanze (Donald,2009). Tali ipotesi sono oggi confermate grazie all’utilizzo di nuove strumentazioni che permettono di analizzare il cervello non solo nella sua struttura, ma anche nella sua modalità di funzionamento (Duncan, 2007)

Gap e memorie traumatiche

Più nello specifico dell’argomento in questione, ricerche interessanti mettono in evidenza come oltre all’assunzione di droga, è possibile che le vittime di abuso e trauma sviluppino delle dipendenze comportamentali non correlate all’uso di sostanze. Traumi infantili possono ad esempio facilitare lo sviluppo di una dipendenza da gioco d’azzardo. In studi recenti sono stati riportati, in diversi campioni di giocatori d’azzardo patologici, tassi di abuso sessuale infantile che vanno dal 22% al 56% per le femmine e tra il 6% e il 45% per i maschi (Dion et al., 2015).
Anche un’interessante ricerca di Scherrer (2007) evidenzia una forte correlazione tra l’esposizione a eventi traumatici sia durante l’infanzia che durante il percorso di vita con la presenza di GAP.
In un altro studio con 111 pazienti ammessi ad un programma di trattamento del gioco d’azzardo al Brecksville VA Medical Center è emerso che il 64% dei giocatori ha riportato una storia di trauma emotivo; il 40,5%, traumi fisici; e 24,3%, trauma sessuale. La maggior parte di questi traumi si sarebbe verificato durante l’infanzia. (O Kausch et al. Am J Addict 2006; 15: 35-43)
Secondo alcuni autori, la vittima di abuso rientra nel gruppo dei “giocatori emozionalmente vulnerabili”, i quali, in aggiunta a fattori innati predisponenti, giocano d’azzardo motivati dal desiderio di modulare i propri stati affettivi e/o soddisfare specifici bisogni psicologici (Blaszczynski & Nower, 2002). Il gioco d’azzardo compulsivo può essere dunque inquadrato come una strategia disfunzionale per fuggire, prendere le distanze o ridurre lo stress derivante dal trauma subito (Dion et al., 2010)

Nonostante le evidenti differenze in merito all’oggetto della dipendenza sono molte le conferme di come i comportamenti additivi si configurino come un tentativo di contrastare l’emergere incontrollato delle conseguenze del trauma. Le componenti emotive che lo contraddistinguono risultano escluse dal normale flusso di coscienza e depositate in un sistema di memoria traumatica implicita. Se le emozioni traumatiche tendono a riemergere, esse si presentano il più delle volte sotto forma di sintomi post-traumatici (iperattività, rabbia, confusione del pensiero, amnesie dissociative, disturbi somatici), che il soggetto può cercare di contrastare per mezzo di comportamenti additivi tra i quali anche il gioco d’azzardo.

Una buona prassi clinica suggerisce un approccio concomitante nell’affrontare le caratteristiche di PTSD e gioco d’azzardo problematico. Se solo uno dei disturbi sta ricevendo un intervento, i sintomi dell’altro corrono il rischio di diventare sempre più ingestibili. Il rischio di trovarsi altrimenti di fronte a gravi recidive o sostituzioni sarebbe concreto (R. Tan, S. Wurtzburg, 2004) .

Ha senso considerare la necessità di integrare l’intervento sul GAP con tecniche “Specifiche” cioè aventi la peculiarità di agire sul circuito neuro-psico-biologico caratteristico della memoria traumatica. (vedi EMDR)